Il senso dell'essere...

E' bello poter vivere con i fratelli occasioni particolari, che rimangano nel tuo cuore. E' meraviglioso sapere che le tue stesse sensazioni sono vissute dagli altri nello stesso modo. E' stupendo comprendere come ciò che interessa all'altro non sei tu per ciò che rappresenti, ma per ciò che sei. Vivere profondamente l'esperienza dell'amicizia, che è fondata sull'amore vicendevole che Cristo ci ha mostrato, è l'unica modalità per cui tutto ciò si può avverare. "Pietro mi ami? si, Padre, con tutti i miei limiti io mi sforzo di amarti nel fratello che mi poni dinanzi.

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mercoledì 28 marzo 2012

Il servizio senza...



Durante le cena [...], si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi verso dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli di cui si era cinto. [...] Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse: "capite quello che ho fatto per voi?" Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perchè lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. (Gv 13, 2.4-5.12-14) 

Depose le vesti... Egli si alza da tavola e depone le vesti. Qui il verbo deporre è lo stesso del capitolo 10 nei vv. 11, 15, 17 e 18 nei quali Gesù, buon Pastore, dà la propria vita, dà la sua vita per le pecore e per questo il Padre lo ama, perchè Egli dà la sua vita, che dà da se stesso. Il suo "dare la vita" si connota come azione libera e liberamente accettata, nella quale e attraverso la quale si manifesta il vero significato del suo "essere con noi". E' un'atto sconvolgente: un Maestro, un Signore, si cinge di grande umiltà, annientando il suo orgoglio, la sua potenza, per mettersi ai piedi dei discepoli, di coloro che sono li, ai suoi piedi, per lavarli. Egli tocca con tutto se stesso la miseria umana. Non dovrebbe sbalordire tanto l'atto del "lavare", ma il senso di quell'azione. Il suo mettersi di fronte all'altro, del discepolo, ai suoi piedi, a terra, prostrato, per qualcosa che nemmeno gli stessi astanti comprendono. Infatti, era consuetudine di mettere a disposizione degli ospiti un catino per lavarsi i piedi e quest'azione era personale, per norma nemmeno al servo era consentito lavare i piedi al maestro, sebbene la devozione verso il proprio padrone facesse superare questo aspetto così che i servi pulissero i piedi al signore rientrato a casa. Qui Gesù stravolge gli schemi. Egli si mette al posto dello schiavo a servizio dei propri discepoli. Come atto di amicizia e di affetto i servi lavassero i piedi ai padroni, così, nella nostra pericope, Gesù come atto d'amore, si inginocchia e serve. Egli stesso dice quale sia il motivo di questo gesto: Se il Signore ha lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni gli altri. Nel servizio più umile Gesù ci mostra il senso del suo essere Signore e Maestro. L'essere Signore, kyrios e rab, non si connota come indiscussa autorità, come autarchia, ma come superamento degli schemi razionali e sociali, nel mostrarsi come umile, cioè come colui che si piega verso l'altro, senza tante pretese, senza certezze del contraccambio, senza pregiudizi e preconcetti, senza limiti, senza guardare l'altro negli occhi per cercare approvazione, senza atteggiamenti di superiorità, senza rimpianto, senza parlare, ma sprofondare nel silenzio del servizio nel quale il grande discorso dell'Amore di Dio si rende palese, si rivela nella sua portata stravolgente, coinvolgente. E' il servizio senza... fallo e basta. Il senso profondo della nostra chiamata dovrebbe essere ricercato in questo "senza"...

domenica 18 marzo 2012

Luce del mondo

Così il vangelo di Giovanni ci presenta Gesù. Ma cosa vuol dire essere "luce"? Vuol dire irradiare il suo essere stesso, così il Cristo riempie della sua stessa essenza, coloro che vengono colpiti da questo bagliore: "Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore" (Sal 42,3). E' la stessa luce del Tabor che avvolge Gesù di fronte a Pietro, Giacomo e Giovanni: "E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce" (Mt 17,2). E' l'irradiazione che non lascia nulla nelle tenebre. E' la luce che per la prima volta colpisce gli occhi del cieco, al quale si aprono nuovi orizzonti, una nuova vita. Lui, che fino ad adesso ha semplicemente conosciuto solo quello che poteva conoscere con i suoi sensi sani, ora inizia a cogliere le sfumature dei colori; piano piano le ombre diventano sagome, poi forme ben precise, quindi persone, cose, la vita. Ora il cieco vede. E' la sua vita che è diversa e non può fare altro che vivere quella vita nuova; non può farne a meno. E' una dolcissima costrizione, perché ora dice "si" alla vita, alla verità che lo avvolge. E di questa luce ne diviene testimone. Emerge in lui la necessità di esserlo, perché la stessa evidenza della nuova condizione di vita lo esige - "...né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa." (Mt 5,15). Ma ciò che fa di quell'uomo un testimone della Luce è la fede in quella stessa Luce. E' la fede che lo ha fatto rinascere, che lo fa essere giorno dopo giorno forte, coraggioso, irrequieto, certo che tutto ciò a cui ha detto oggi "si" non terminano con questa lunga corsa, ma continuerà all'infinito, nell'infinito, nella contemplazione dell'origine della Luce: l'Amore. Corriamo verso la Luce e questa ci illuminerà la strada verso l'Amore. Buon cammino!

lunedì 12 marzo 2012

Anniversario di Ordinazione

Auguriamo a tutti i confratelli che oggi ricordano la loro ordinazione di vivere questo giorno particolare con grande serenità e pace nell'amore incondizionato di Gesù Cristo. Siate sempre strumenti inutili nelle mani del Signore nostro. Auguri.

giovedì 1 marzo 2012

L'occasione di incontro

Forse sembra superfluo un blog per una comunità diaconale, visto che qualcosa già c'è. Questo spazio aperto non vuole essere un'alternativa a qualcosa che già esiste, ma una possibilità maggiore di potersi incontrare oltre gli appuntamenti. Un piccolo luogo dove poter dire la propria, dove potersi fermare e riflettere ad alta voce con alcuni fratelli, che vivono lo stesso stato d'animo tormentato dall'amore di Dio. Spero che sia di gradimento a quanti utilizzeranno questo piccolissimo strumento di comunicazione, di informazione spicciola, di gioia di stare insieme.