Il senso dell'essere...

E' bello poter vivere con i fratelli occasioni particolari, che rimangano nel tuo cuore. E' meraviglioso sapere che le tue stesse sensazioni sono vissute dagli altri nello stesso modo. E' stupendo comprendere come ciò che interessa all'altro non sei tu per ciò che rappresenti, ma per ciò che sei. Vivere profondamente l'esperienza dell'amicizia, che è fondata sull'amore vicendevole che Cristo ci ha mostrato, è l'unica modalità per cui tutto ciò si può avverare. "Pietro mi ami? si, Padre, con tutti i miei limiti io mi sforzo di amarti nel fratello che mi poni dinanzi.

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lunedì 18 giugno 2012

Risignificare il servizio del Diacono

Di seguito riporto un articolo del Prof. don G. Bellia, pubblicato nella rivista Il diaconato in Italia, del Gennaio/Febbraio 2006. Spero che sia utile per una riflessione sul ministero diaconale quotidiano e della ulteriore meditazione sul diaconato nel nostro ministero diocesano.

G. Bellia, Risignificare il servizio del diacono, in Il diaconato in Italia (136 Gennaio/Febbraio 2006)


Continuando con l’impostazione tematica avviata lo scorso anno, in questo primo numero del 2006 presentiamo ai nostri lettori un percorso di riflessioni e di informazioni sul servizio della Parola dei diaconi, con i contributi di pastori e di studiosi di varie aree e discipline. Il  lavoro paziente e puntuale del biblista P. Iovino sulle ricorrenze dei termini relativi alla diaconia nel lessico neotestamentario, è il punto di partenza per interrogare le sacre scritture riguardo al servizio specifico dei diaconi. L’area della diakonía in definitiva trae il suo significato contenutistico «dalla persona di Gesù e dal suo insegnamento, cioè l’amore concreto per il prossimo e i fratelli che ha  radice nell’amore di Dio e  tende alla  realizzazione della koinônía». Diakonía e koinônía sono concetti ripresi nella prima lettera enciclica di papa Benedetto XVI di cui pubblichiamo un breve passaggio sul senso della diaconia, presentata come «il servizio dell’amore del prossimo esercitato comunitariamente e in modo ordinato». La diaconia, l’esercizio dell’amore da parte della Chiesa, come la definisce il papa, è compito ecclesiale primario perché manifesta nella storia l’amore trinitario, realizzando la Chiesa come «comunità d’amore».
L’attenzione e la cura alla Parola è ancora presente in vari interventi di Joseph Ratzinger, durante gli anni del suo ministero passato e presente.  In un’omelia rivolta ai diaconi, e qui riportata, si legge: «il ministero della Parola non è solo la funzione di predicare, funzione della catechesi, del dialogo religioso, ecc., ma è una realtà esistenziale ed essenziale nella vita del diacono. Possiamo essere voce della Parola soltanto se la nostra vita è permeata della Parola». L’analisi di R. Pistone del vangelo di Luca arricchisce la nostra riflessione sulla diaconia della Parola. L’esegeta pone in modo preliminare ma chiaro la questione del rapporto tra esegesi e testimonianza di fede e individua nel vangelo di Luca la strada percorribile nelle due direzioni: «Il valore dell’inizio sta nella possibilità di diventare, da testimoni oculari, servitori della Parola e da ascoltatori della Parola, ancora testimoni oculari, capaci a loro volta di farsi servitori della Parola, comunicata sotto  forma di esperienza  testimoniata». Ancora attraverso l’opera lucana A. Barbi traccia un quadro deciso del rapporto tra diaconia della parola e comunità credente: «La chiesa è fi glia della Parola, tanto che in alcuni testi degli Atti i due termini sono quasi intercambiabili: quando, ad esempio, si deve annunciare la crescita della chiesa, si dice che la Parola di Dio cresceva e si moltiplicava (At 6,7)». La riflessione parenetico-pastorale del vescovo Monari, vicepresidente della CEI, ci conduce passo dopo passo a riscoprire i modi con cui la Parola ha operato nella storia della salvezza fi no all’oggi trasformato dalla liturgia eucaristica: «Il “fatto” e  la “parola” sono strettamente congiunti a realizzare l’avvenimento salvifico. Questa medesima struttura si attua nella liturgia con  la parola e  il gesto sacramentale... Allo stesso modo ci vuole un accosta-mento quotidiano e regolare alla Parola di Dio perché anche quell’accostamento che si compie nell’eucaristia domenicale sviluppi il massimo di energia».

Servire la Parola non è un fatto di improvvisazione

Servire  la Parola nella diaconia ordinata come nel ministero presbiterale non è mai  frutto  di  facili  improvvisazioni,  ci  ricorda  il  teologo M. Naro:  «La  relazione  alla Parola  è dunque  intesa  in  termini non semplicemente funzionale (come servizio alla Parola nel ministero omiletico, o magisteriale, o profetico, o concretamente pastorale, ecc.); la relazione alla Parola è intesa piuttosto nel senso forte, “ontologico”, della conformazione a Cristo». Un esempio di lettura  trasformante,  secondo  l’opera della fede, ci è dato da L. Bassetti nella sua riflessione: «All’inizio  i discepoli  testimoniano l’uno con l’altro la gioia della parola accolta è della luce intravista. Alla fine ugualmente, ma con una diversa consapevolezza, essi rendono una testimonianza concorde al Risorto: sono una comunità di fratelli che riceve e consegna l’annuncio pasquale». E la partecipazione all’atto salvifico della Pasqua di Cristo si compie ed è resa nella storia attraverso l’azione liturgica, come esplicita P. Sorci: «Il significato totale e reale non è solo quello contenuto nella lettera della Bibbia e neppure quello contenuto nel lezionario, ma quello che risulta dal mistero pasquale che soggiace ad ogni pagina della Scrittura e a tutte le celebrazioni liturgiche e dalle variabili che costruiscono la celebrazione».

Rinnovare il linguaggio del servizio

Una  riflessione biblica di  taglio pastorale sulle possibilità ecclesiali di un servizio della parola  in concreto esercitabile, più che esercitato, dai diaconi, è  il tema da me affrontato in vari convegni e  incontri e qui ripreso per segnalare che la diaconia della parola ha una sua ricca gamma di progettazione e una sua libertà di esecuzione, ancora da esplorare. Si deve però rinnovare, o meglio risignificare, il linguaggio, perché termini come ministero, servizio e carità appaiono logori e inespressivi. A questo intento risponde la proposta di appaiare al termine diaconia il concetto di mediazione che meglio di altre espressioni indica la natura specifica dell’attività ministeriale. Applicato al linguaggio biblico permette di cogliere possibilità inespresse davvero interessanti. La diaconia della Parola indica la ricca e complessa opera di mediazione che ruota attorno al ministerium verbi. Mi è sembrato utile rammentarlo ai diaconi, perché prendano coscienza delle potenzialità ampie e in parte da scoprire che offre un ministero che non può essere ristretto al solo compito omiletico da disputare ai presbiteri. Più che un appunto è un augurio, ed esprime una speranza di vero rinnovamento per il ministero dei nostri diaconi

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