Il senso dell'essere...

E' bello poter vivere con i fratelli occasioni particolari, che rimangano nel tuo cuore. E' meraviglioso sapere che le tue stesse sensazioni sono vissute dagli altri nello stesso modo. E' stupendo comprendere come ciò che interessa all'altro non sei tu per ciò che rappresenti, ma per ciò che sei. Vivere profondamente l'esperienza dell'amicizia, che è fondata sull'amore vicendevole che Cristo ci ha mostrato, è l'unica modalità per cui tutto ciò si può avverare. "Pietro mi ami? si, Padre, con tutti i miei limiti io mi sforzo di amarti nel fratello che mi poni dinanzi.

Translate

giovedì 12 settembre 2013

Due parole solamente....

Siamo ai 20 anni da quando dei killer uccisero don Giuseppe Puglisi, sacerdote della chiesa di Palermo. Un uomo piccolo che fa rumore dietro le quinte. Attenzione 3P, così lo chiamavano i suoi ragazzi per semplificare il suo nome Padre Pino Puglisi, dicevo, 3P non era sicuramente quell'uomo dei riflettori, che cerca la notizia per avanzare nella carriera ecclesiastica. Era un uomo che rispettava l'uomo, che andava oltre le apparenze, che metteva l'altro, con le sue esigenze, le sue peculiarità, al centro della sua attenzione, della sua azione. Dare un'alternativa all'uomo, in tutte le sue età, era il suo pallino, ne divenne la sua croce che
portava con grande forza e grande abnegazione. Sin dai primi tempi, subito dopo la sua ordinazione sacerdotale, quando fu mandato ad aiutare il sacerdote nella rettoria di S. Giovanni dei Lebbrosi nella periferia di Palermo, prese a cuore la situazione della gente che soffriva. Portato a Godrano, paesino a circa 40 km da Palermo martoriato dalle faide mafiose che vedevano le famiglie uccidersi, non si perse d'animo anzi, anche quella volta riuscì a sollevare le sorti di quella piccola comunità, che riniziò a vivere la pace e la fraternità. L'altro, sempre, ovunque, senza tempo o per tutto il tempo che bastava, anche sotto la pioggia, o sotto il sole cocente. Con le sue orecchie grandi, per ascoltare meglio l'altro - diceva - e con le mani e i piedi grandi per stringere forte e camminare sempre più veloce senza mai stancarsi verso l'altro. L'altro è diventato la sua fonte dove trovare la forza di andare avanti. Questo altro però prende il volto dell'Altro, di quell'Altro che violenta l'anima, la stravolge per formarla e modificarla per la sua Via. E' Dio che gioca la partita più importante nella sua vita. Lo Spirito del Signore è su di lui... e si vede! E' il Padre Nostro che conosce e che ama nell'altro. Ed è questo il nome che da al suo "Centro di Accoglienza Parrocchiale".

sabato 20 aprile 2013

Un ovile sicuro

Le pecore lo ascoltano, perchè conoscono la Sua voce e Lui conosce le pecore, profondamente, intimamente, sono sue e nessuno le potrà portare via dal Suo amore. La mansuetudine è la caratteristica delle pecore e l'esserlo segna la loro vita. Quest'atteggiamento particolare si scontra con l'inquietudine, che si caratterizza per la ricerca frenetica di qualcosa senza mai trovarla. E' la ricerca spasmodica del senso della vita, che non vede mai la fine, perchè ciò che si cerca è la condizione di benessere, di appagamento anche a costo del sottomettere l'altro. Il qui ed ora, poichè altro non c'è. Il tutto e subito, poichè tutto finisce. Invece no! Lo stesso Pastore, con la Sua stessa vita, ci garantisce che tutto inizia. La fine è solo un passaggio che trasforma, che cambia, ma che non annulla, che non distrugge. La vera vita non è quella che si sta affannosamente vivendo, ma la visione beatifica del non luogo, che è il paradiso. Questo è la visione perfetta dell'unione della Trinità. Tutto questo avverrà nel cammino che porterà le pecore a sentire il profumo del Pastore a diventare come il Pastore. Questa è, appunto, la cristificazione, l'essere con Cristo, così che con S. Paolo possiamo dire: "non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me". Per questo è necessaria l'intimità con il Pastore. Come il Pastore conosce intimamente le sue pecore, perchè sono Sue, Lui le ha create, anche le pecore devono conoscere profondamente il loro creatore e questo può avvenire lungo il cammino faticoso, che porta ad immergersi nelle Sue orme, dentro il solco della Provvidenza, che non lascia mai i suoi figli. E' la sequela verso orizzonti nuovi da scoprire insieme al Maestro, il quale non da certamente le comodità dell'agio, ma la certezza di un premio, che è già nostro, ma che verrà dato a noi solo se si rimane in quei solchi. Il paradiso è il dono della resurrezione, la vita eterna è già nostra e possiamo arrivarci dando il nostro "Si" giorno per giorno. Seguimi! dice il Maestro, prenditi cura delle mie pecore, tu ministro della chiesa, chiamato a soddisfare i bisogni di coloro che tendono la mano senza ergerti a padrone, a possessore di chissà quale sapienza. Tutto ciò che hai Io te l'ho donato, perchè tu sei mio, il Padre mio ti ha posto nelle mia mano e da li nasci. Seguimi! la strada sarà lastricata di nervosismi, ingiurie, fallimenti, paure, depressioni, ma ricorda che Io sono la, con te e quando sarai deluso, nervoso, depresso, combattuto nello spirito, ti reggerò Io, perchè Io sono il Pastore, che ti porta al collo e ti fa ritornare nell'ovile dell'Amore Paterno. Si Gesù io ti voglio bene... portami dove vuoi.

lunedì 25 marzo 2013

Costretti ad amare

"Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: Capite quello che ho fatto per voi?" (Gv 13,12)

Già cosa ha fatto quell'uomo per noi? Quanto è distante quel tempo, troppo per capire il senso di quel gesto. Si potrebbe dire che quel gesto rientrasse nella normalità - questo facendo salve le indicazioni sulla purità indicate nella Torah -, ma Gesù stravolge il senso di quell'azione. Lui il Maestro - "Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono" (Gv 13,13) si cinge i fianchi, e inizia a lavare i piedi dei suoi discepoli. Gli stessi apostoli saranno rimasti sconcertati da quell'evento. Sicuramente ne avranno viste di cotte e di crude nella sequela di Gesù, ma questa... mai avrebbero immaginato una cosa simile. Gesù, il Signore, Colui che fa riacquistare la vista ai ciechi e l'udito hai sordi, l'uomo dei prodigi, delle moltiplicazioni dei pesci e dei pani, ma anche e soprattutto della resurrezione dei morti; Lui ora è in ginocchio davanti a loro e gli lava i piedi. Eppure succede! La mente di quegli uomini viene nuovamente sfidata a riorganizzarsi in una logica ulteriormente nuova. Un Dio che si fa servo; che si mette a servizio degli altri, non di nobili, ma di altri servi, di gente umile, di uomini qualunque, certo da Lui stesso scelti, ma sempre limitati nelle loro fragilità - prima Giuda e poi Pietro tradiranno palesemente Gesù e degli altri non se seppe niente, sino al momento della resurrezione -. Il Re si inginocchia, si cala nelle profondità della condizione umana. Consapevole di ciò che veramente era e di cosa stava per succedergli. Da quel momento un escalation di fatti portano l'uomo Gesù a gemere di fronte a quella consapevolezza tanto da chiedere all'Abbà di allontanare da Lui ciò che stava per succedere. Ecco l'Uomo, sottolineò Pilato indicando Gesù alla folla inebriata dal male che gridava: a morte! Ecco l'Uomo. Si è proprio qui la chiave di lettura del gesto fatto da Gesù quella sera. L'uomo che serve un altro uomo, che se ne prende cura, che se ne fa prossimo, al quale è così legato che non può fare a meno e nell'uomo Dio, che mostra il Suo vero volto di Padre e Madre che accompagna i propri figli, proprio attraverso il Figlio, nel quale sono già immersi. Quel Padre/Madre che in Luca assume il volto della Misericordia, che al ritorno del figlio non lascia spazio all'ira, ai cosiddetti " te l'avevo detto", no! prima che il figlio gli si gettasse ai piedi Lui lo abbraccia perchè già l'ha perdonato. Ora, la Misericordia indica la via per giungere alla cristificazione: "Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri"

martedì 20 novembre 2012


Vorrei riportare il pensiero del nostro santo padre circa il diaconato e la figura del diacono emerso nel contesto dell'incontro di giovedì 7 febbraio 2008 con il clero di Roma presso l'aula delle benedizioni in Vaticano. Il santo padre risponde ad una domanda posta dal diac. Giuseppe Corona.


"Vorrei esprimere la mia gioia e la mia gratitudine al Concilio, perchè ha restaurato questo importante ministero nella Chiesa universale. Devo dire che quando ero arcivescovo di Monaco non ho trovato forse più di tre o quattro diaconi e ho favorito molto questo ministero, perchè mi sembra che appartenga alla ricchezza del ministero sacramentale nella Chiesa. Nello stesso tempo, può essere anche un collegamento tra il mondo laico, il mondo professionale e il mondo del ministero sacerdotale. Perchè molti diaconi continuano a svolgere le loro professioni e mantengono le loro posizioni, importanti o anche di vita semplice, mentre il sabato e la domenica lavorano nella Chiesa. Così testimoniano nel mondo di oggi, anche nel mondo del lavoro, la presenza della fede, il ministero sacramentale dell'Ordine. Questo mi sembra molto importante: la visibilità della dimensione diaconale".


"Io penso -ha ancora detto al Santo Padre al clero romano nel corso dell'incontro di giovedì 7 febbraio 2008- che una caratteristica del ministero dei diaconi è proprio la molteplicità delle applicazioni del diaconato. Nella Commissione teologica internazionale, alcuni anni fa, abbiamo studiato a lungo il diaconato nella storia e anche nel presente della Chiesa. E abbiamo scoperto proprio questo: non c'è un profilo unico. Quanto si deve fare, varia a seconda della preparazione delle persone, delle situazioni nelle quali si trovano. Ci possono essere applicazioni e concretizzazioni diversissime, sempre in comunione con il vescovo e con la parrocchia, naturalmente".
Questo secondo stralcio della risposta del Santo Padre ad una specifica domanda da parte di un diacono di Roma mostra come il Papa sia attento alla realtà del diaconato che si presente in maniera diversificata e attesta una ricchezza di presenza in tutti gli ambiti pastorali. E più avanti nella stessa risposta il Papa dice ancora: "...potrebbero essere impegnati nel settore culturale, oggi così importante, o potrebbero avere una voce e un posto significativo nel settore educativo.

martedì 9 ottobre 2012

La porta della fede

La "porta della fede" (cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette 
l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma.

Così il Santo Padre apre il motu proprio porta fidei tracciando alcune direttrici dalle quali non si può uscire e solo per le quali si può giungere ad oltrepassare la soglia, attraverso la quale ci si ritrova nella comunione con l'Altissimo: l'annuncio della Parola e la conversione del cuore. Annuncio e conversione. I due concetti sarebbero vuoti se non ponessimo al centro il contenuto essenziale ed originante degli stessi: Cristo Gesù. L'annuncio e la conversione sono, allora, due momenti significativi dell'uomo, che incontra il Cristo sulla strada verso Gerusalemme, indicante agli amici discepoli l'unico luogo in cui poter abbracciare realmente la sua vita, cioè la croce e proprio sotto la croce quell'uomo si spoglia finalmente dell'ultimo brandello del sovrabbondante Io per porsi con tutto se stesso, con la forza della sua ragionevole e ragionata adesione all'unica risposta di senso del suo divenire, in ossequiosa obbedienza a quel Nulla, che non finisce mai di chiedergli: mi ami? Come l'andare verso Gerusalemme di Gesù, anche per l'uomo, come ai discepoli, il cammino verso la soglia è a volte faticoso, a volte incomprensibile, a volte entusiasmante, altre volte insostenibile. Eppure solo in questo lungo andare l'uomo diviene veramente uomo, incontra se stesso nella vita stessa del Nazareno, si scontra con le sue paure, che non gli permettono di affrettare il passo, che lo lasciano radicato entro i limiti del performismo, che lo costringe alla sterilità dell'esistenza entro sembianze di libertà, divenuta essa stessa l'espressione di quel relativismo, che accetta le verità di tutti come verità assolute per se stesse. L'uomo nel Cristo riconosce l'uomo.

lunedì 18 giugno 2012

Risignificare il servizio del Diacono

Di seguito riporto un articolo del Prof. don G. Bellia, pubblicato nella rivista Il diaconato in Italia, del Gennaio/Febbraio 2006. Spero che sia utile per una riflessione sul ministero diaconale quotidiano e della ulteriore meditazione sul diaconato nel nostro ministero diocesano.

G. Bellia, Risignificare il servizio del diacono, in Il diaconato in Italia (136 Gennaio/Febbraio 2006)


Continuando con l’impostazione tematica avviata lo scorso anno, in questo primo numero del 2006 presentiamo ai nostri lettori un percorso di riflessioni e di informazioni sul servizio della Parola dei diaconi, con i contributi di pastori e di studiosi di varie aree e discipline. Il  lavoro paziente e puntuale del biblista P. Iovino sulle ricorrenze dei termini relativi alla diaconia nel lessico neotestamentario, è il punto di partenza per interrogare le sacre scritture riguardo al servizio specifico dei diaconi. L’area della diakonía in definitiva trae il suo significato contenutistico «dalla persona di Gesù e dal suo insegnamento, cioè l’amore concreto per il prossimo e i fratelli che ha  radice nell’amore di Dio e  tende alla  realizzazione della koinônía». Diakonía e koinônía sono concetti ripresi nella prima lettera enciclica di papa Benedetto XVI di cui pubblichiamo un breve passaggio sul senso della diaconia, presentata come «il servizio dell’amore del prossimo esercitato comunitariamente e in modo ordinato». La diaconia, l’esercizio dell’amore da parte della Chiesa, come la definisce il papa, è compito ecclesiale primario perché manifesta nella storia l’amore trinitario, realizzando la Chiesa come «comunità d’amore».

martedì 5 giugno 2012

Riflessione sul n° 7 del motu proprio Porta Fidei


Caritas Christi urget nos (2Cor 5,14): Riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l'entusiasmo nel comunicare la fede



          Premessa

           Dopo aver manifestato quale sia stato il motivo che lo ha spinto ad indire un anno della Fede e cioè «l'esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell'incontro con Cristo» (2 PF) e di aver sottolineato la sua preoccupazione, che fa da sfondo a questa esigenza e cioè il non deporre le armi di fronte alla constatazione oggettiva che sempre più «il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta» (3 PF), Benedetto XVI indica poi, quali siano le motivazioni di fondo che spingono il credente a porsi in cammino verso questa «porta della fede che introduce alla vita di comunione con Dio...» (1 PF). Di queste motivazioni ci parla il n° 7 della lettera (che analizzeremo di seguito), che si apre con un incipit - che ho per altro usato come parte del titolo della riflessione - il v. 14 del quinto capitolo della 2Cor: Caritas Christi urget nos. Dopo aver dato uno sguardo di insieme alla struttura del paragrafo in questione, la mia riflessione, partendo proprio da una breve analisi del versetto su citato, cercherà di cogliere gli aspetti intrinseci ed estrinseci di questo ritrovato "moto dello spirito", appunto del riscoprire la gioia del credere e del conseguente "moto del corpo", che si esprime attraverso "l'entusiasmo ritrovato nel comunicare la fede".

venerdì 25 maggio 2012

Breve traccia di Lectio sul Vangelo di Marco


Lectio Divina
Mt 1,1-8

Salmo 40

Ant.  Ecco, Io vengo! dice il Signore

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose, 
dal fango della palude; 
ha stabilito i miei piedi sulla roccia, 
ha reso sicuri i miei passi.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, 
una lode al nostro Dio. 
Molti vedranno e avranno timore 
e confideranno nel Signore.

Beato l'uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore 
e non si volge verso chi segue gli idoli 
né verso chi segue la menzogna.

Quante meraviglie hai fatto,tu, Signore, mio Dio, 
quanti progetti in nostro favore: nessuno a te si può paragonare! 
Se li voglio annunciare e proclamare,
sono troppi per essere contati.

Sacrificio e offerta non gradisci, 
gli orecchi mi hai aperto, 
non hai chiesto olocausto 
né sacrificio per il peccato.

Allora ho detto: "Ecco, io vengo. 
Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo".

Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea; 
vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.

Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore,
la tua verità e la tua salvezza ho proclamato. 
Non ho celato il tuo amore 
e la tua fedeltà alla grande assemblea.

Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia; 
il tuo amore e la tua fedeltà mi proteggano sempre,

perché mi circondano mali senza numero, 
le mie colpe mi opprimono e non riesco più a vedere: 
sono più dei capelli del mio capo, 
il mio cuore viene meno. 


Dégnati, Signore, di liberarmi; Signore, vieni presto in mio aiuto.
Siano svergognati e confusi
quanti cercano di togliermi la vita. 
Retrocedano, coperti d'infamia, 
quanti godono della mia rovina.

Se ne tornino indietro pieni di vergogna quelli che mi dicono: "Ti sta bene!".
Esultino e gioiscano in te 
quelli che ti cercano; dicano sempre: 
"Il Signore è grande!" quelli che amano la tua salvezza.

Ma io sono povero e bisognoso: 
di me ha cura il Signore. 
Tu sei mio aiuto e mio liberatore: mio Dio, non tardare.

Ant.  Ecco, Io vengo! dice il Signore

Invocazione allo Spirito Santo

Spirito di Dio

Spirito di Dio, scendi su di noi
Spirito di Dio, scendi su di noi

Plasmaci
Fondici
Riempici
Usaci

Spirito di Dio, scendi su di noi

momento di silenzio

Dal Vangelo secondo Marco (Mt 1,1-8)

1Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. 2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via.
3Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti  gli  abitanti  di  Gerusalemme. E si facevano   battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo".

Parola del Signore

momento per la meditazione personale e per la comunione di esperienza
                                   
Canto

Mi affido a Te

Come la cerva anela ai corsi d'acqua così il mio cuore cerca te.
L'anima mia ha sete del Dio vivente, il Dio della speranza.
Vieni e manda la tua luce sui miei passi, vieni e guida il mio cammino.


 Mi affido a Te Gesù, Alla Tua Fedeltà,
Tu sei il sole che rischiara le mie tenebre
Mi affido a Te Gesù e in Te riposerò
Perché so che la mia vita Tu rinnoverai.

Oggi io vengo davanti al tuo altare per adorare te, Signor.
Nelle tue mani depongo tutti gli affanni ed ogni mio dolore.
Vieni e manda la tua luce sui miei passi, vieni e guida il mio cammino.

Per la meditazione

-  Giovanni aspettava il Messia ed era pronto a mettersi da parte al momento del Suo arrivo. Siamo disposti a metterci anche noi da parte per dare spazio a Gesù, che nella nostra vita entra come Maestro? 


  

Maria donna del servizio


          Pochissime parole dei vangeli ci dicono qualcosa su di Lei. S. Paolo si sforza di dire di Gesù che è "nato da donna" (Gal 4,4). La sua presenza sembra marginale nell'annuncio del kerygma, che gli evangelisti urlano alle loro comunità. Eppure sin da subito la comunità credente vede in Lei qualcosa di particolare. Si, Lei è la madre del bambino adagiato nella mangiatoia, del bimbo che sapientemente risponde ai sapienti del tempio, è la madre del pazzo che va contro la Legge e l'autorità costituita, la madre del bestemmiatore, dell'appeso alla croce. È la madre del risorto, è la madre del Cristo, è la madre di Dio (così la chiesa nel concilio di Efeso proclama Maria). Da allora molti Padri della chiesa hanno scritto di Lei, hanno riflettuto su di Lei, hanno pregato per Lei, con Lei e attraverso Lei. Ma cosa scatta veramente nei cuori dei devoti, dei cristiani che a Lei si affidano, perchè Maria sia così vicina a noi, sia così intima nelle vite delle mamme di tutti i tempi, negli uomini che soffrono le vicissitudini quotidiane? Ciò che la fa essere così intima all'uomo e alla donna è il suo essere stata sempre pronta a rispondere. Lei risponde. E il suo modo di rispondere non è quello della sapienza, ma quello del servizio.

giovedì 10 maggio 2012

Breve traccia di Lectio su At 8, 26-40


Ant.  Chi potrà salire il monte del Signore? 
Chi ha mani innocenti e cuore puro

1 Del Signore è la terra e quanto contiene, 
l’universo e i suoi abitanti.
2 È lui che l'ha fondato sui mari 
e sui fiumi l'ha stabilito.

3 Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
4 Chi ha mani innocenti e cuore puro, 
chi non si rivolge agli idoli, chi non giura con inganno.

5 Egli otterrà benedizione dal Signore, 
giustizia da Dio sua salvezza.
6 Ecco la generazione che lo cerca, 
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

7 Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, 
soglie antiche, ed entri il re della gloria.
8 Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso, 
il Signore valoroso in battaglia.

9 Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, 
soglie antiche, ed entri il re della gloria
10 Chi è mai questo re della gloria? 
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

Ant.  Chi potrà salire il monte del Signore? 
Chi ha mani innocenti e cuore puro

Invocazione allo Spirito Santo

Spirito di Dio

Spirito di Dio, scendi su di noi
Spirito di Dio, scendi su di noi

Plasmaci
Fondici
Riempici
Usaci

Spirito di Dio, scendi su di noi

momento di silenzio

Dagli Atti degli Apostoli
(At 8,26-40)

26 Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: "Alzati e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta". 27 Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, 28stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaia. 29Disse allora lo Spirito a Filippo: "Va' avanti e accostati a quel carro”. 30Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?".31Egli rispose: "E come potrei capire, se nessuno mi guida?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. 32Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:

Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca.
33Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.

34Rivolgendosi a Filippo, l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?".  35Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù. 36Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c'era dell'acqua e l'eunuco disse: "Ecco, qui c'è dell'acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?". [ 37] 38Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò.39Quando risalirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada. 40Filippo invece si trovò ad Azoto ed evangelizzava tutte le città che attraversava, finché giunse a Cesarèa.

Parola di Dio

momento per la meditazione personale e per la comunione di esperienza
                                  
Canto
Come Tu mi vuoi

Eccomi Signor, vengo a te mio re, che si compia in me la tua volontà. 
Eccomi Signor, vengo a te mio Dio, plasma il cuore mio, e in te vivrò. 
Se tu lo vuoi, Signore manda me, e il suo nome annuncerò.

Come tu mi vuoi, io sarò,
dove tu mi vuoi,  io andrò.
Questa vita io voglio donarla a te,  per dar gloria al tuo nome mio re.
Come tu mi vuoi, io sarò,
dove tu mi vuoi, io andrò.
Se mi guida il tuo amore paura non ho, per sempre io sarò, come tu mi vuoi.

Eccomi Signor, vengo a te mio re, che si compia in me la tua volontà. 
Eccomi Signor, vengo a te mio Dio, plasma il cuore mio e di te vivrò. 
Tra le tue mani mai più vacillerò, e strumento tuo sarò. Rit.

Per la meditazione

- Alzati e va! Dice lo Spirito del Signore a Filippo. In un luogo deserto. È il luogo del non luogo, della non vita. Eppure li rinasce il cammino verso la vita. Il luogo del silenzio diviene luogo di ascolto e di chiamata. Entra nel tuo deserto e chiedi al Signore di indicarti la via.

- Certo il Signore si serve sempre di uomini o donne che già hanno compiuto un cammino. Egli non ci lascia soli. Ma ciò che importa e che la nostra richiesta di aiuto sia sempre fondata sulla Parola. È l’ascolto della sua Parola che diventa vita, diventa impegno. Chiedi al Signore di insegnarti a pregare con la sua Parola.




sabato 28 aprile 2012

Breve Traccia di Lectio su Mc 10,17-31


Lectio Divina
Mc 10,17-31

Ant.  Solo in Dio riposa l’anima mia

Solo in Dio riposa l'anima mia:da lui la mia salvezza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: mai potrò vacillare.

Fino a quando vi scaglierete contro un uomo, 
per abbatterlo tutti insieme come un muro cadente, come un recinto che crolla?

Tramano solo di precipitarlo dall'alto, godono della menzo-
gna. Con la bocca benedicono, nel loro intimo maledicono.

Solo in Dio riposa l'anima mia: da lui la mia speranza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: non potrò vacillare.

In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; 
il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio.

Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;
davanti a lui aprite il vostro cuore: nostro rifugio è Dio.

Sì, sono un soffio i figli di Adamo, una menzogna tutti gli uomini: 
tutti insieme, posti sulla bilancia, sono più lievi di un soffio.

Non confidate nella violenza, non illudetevi della rapina; 
alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore.

Una parola ha detto Dio, due ne ho udite: 
la forza appartiene a Dio, tua è la fedeltà, Signore; 
secondo le sue opere tu ripaghi ogni uomo.

Ant.  Solo in Dio riposa l’anima mia

Invocazione allo Spirito Santo


Spirito Santo cuore dell’umanità

Spirito Santo scendi su di noi. Con la Tua grazia riempi i nostri cuor.
Con la tua forza rialza i figli tuoi, solo Tu sei i consolator.
      
Spirito Santo cuore dell’umanità, vieni e donaci unità.
Spirito Santo fuoco che sempre brucerà, vieni e infiamma tutti noi.

Tocca le labbra fa che parlino di Te. Tocca questi occhi per vedere il nostro Re.
Fa che ascoltiamo la Tua voce, o Signor. Nel nostro cuore l’amore sarà.  Rit.

momento di silenzio

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10, 17-31)

17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”.  18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre". 20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. 23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!". 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: "Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio!. 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: "E chi può essere salvato?". 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: "Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio".
28Pietro allora prese a dirgli: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”.  29Gesù gli rispose: "In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. 31Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi".

Parola del Signore

momento per la meditazione personale e per la comunione di esperienza
                                   
 Canto

Io Ti seguirò
 
Mostrami la via per seguire Te, 
apri i miei occhi, Gesù.
Donami la forza per camminare 
sulla via che hai tracciato per me. 


La tua croce, o Dio, amerò
e con Te nel mondo la porterò.
O Signore, mia vera libertà,
se con me sarai io ti seguirò.


Mostrami la via per raggiungere Te,
venga il tuo Spirito in me.
Donami la grazia per rimanere
sulla via che mi porta a te. Rit.

Per la meditazione

-    È la seconda fase del nostro abbandono a Gesù. Prima ci ha detto di prendere la nostra croce e di seguirlo ora ci mostra in parte cosa implica la sua sequela. La sequela parte da una presa di coscienza di ciò che si è, poi del lasciare tutto ciò che la vita mi ha posto accanto, tutto ciò che mi fa apparire al mondo. Qui nasce il problema: siamo disposti a lasciare tutto ciò che mi fa apparire per essere realmente?
-    Siamo disposti a guardare negli occhi Cristo e farci amare così come Lui ci vuole, cioè liberi da ogni limitazione al nostro amore?